Abstract: Il processo di costante ampliamento del novero delle opere dell’ingegno tutelate dal diritto d’autore ha indotto una crisi di identità del concetto tradizionale di creatività. Si assiste infatti ad un’espansione della tutela autoriale ai limiti del diritto industriale allo scopo di proteggere gli investimenti del settore, così determinando una prevalenza della funzione produttivistica rispetto a quella tradizionale lavoristica. In questo ambito si colloca la questione della tutela autoriale ad opere contraddistinte da un elevato contenuto tecnologico. La soluzione di richiedere un’accentuazione di rigore nella identificazione del carattere di creatività non sembra del tutto adeguata, rispetto alle sfide della Artificial Intelligence in quanto sembra che nel futuro prossimo l’opera potrà essere il prodotto di una elaborazione della machine del tutto autonoma dall’uomo e dal risultato imprevedibile: così realizzando una sostituzione integrale sul piano soggettivo all’uomo. E ciò pone al giurista nuovi interrogativi, su piano generale del diritto civile ovviamente, in cui si discute della imputazione della responsabilità contrattuale ed aquiliana anche tramite il riconoscimento di una soggettività “parziale”; e nel diritto della proprietà intellettuale, nel cui ambito -in base al diritto vigente- non può trovare spazio una tutela autoriale di un’opera di assoluta produzione artificiale, e che non risulti imputabile quanto meno ad un lavoro di coordinamento umano. E tuttavia una negazione assoluta di tutela non può che essere vagliata rispetto agli effetti concorrenziali a livello globale: su questa base si procede ad uno sguardo comparativo ed in una prospettiva de iure condendo alla analisi delle possibili ipotesi di approccio del diritto d’autore di fronte alla Artificial Intelligence, in una difficile conciliazione fra protezione degli interessi economici, tutela del lavoro e promozione della cultura.
- Giuseppe Doria